Emozioni: Introduzione
Nella storia della psicologia esistono diverse controversie sulla definizione del concetto di emozione. La diatriba nasce in particolar modo se l'emozione possa essere considerata prima di tutto una risposta fisiologica, per poi ripercuotersi psicologicamente, o viceversa se origini da un contenuto psichico che poi si ripercuote fisiologicamente. Una cosa però è certa, qualsiasi emozione ha delle conseguenze a livello corporeo, quindi si può dire che vive nel corpo.
Come si sviluppa un'emozione?
Le emozioni sono il risultato di una interazione dinamica fra fattori periferici, viscerali, e fattori centrali di cui è responsabile la corteccia cerebrale (la parte del cervello dove risiede la coscienza).
Una risposta emozionale è formata da tre diverse componenti:
una comportamentale
una vegetativa
una ormonale
La componente vegetativa potenzia quella comportamentale provvedendo alla mobilitazione e alla messa a disposizione dell'energia necessaria per movimenti vigorosi. La componente ormonale potenzia le risposte vegetative, per esempio il rilascio di adrenalina e noradrenalina aumenta l'afflusso di sangue ai muscoli e stimola la conversione in glucosio delle sostanze nutritive.
Quali sono le conseguenze di un'emozione?
Nel caso degli animali, che non presentano un sviluppo cerebrale pari a quello umano, le emozioni sono fenomeni esclusivamente biologici che ne regolano il comportamento, mentre nell'uomo la faccenda è più complessa. Le emozioni acquistano una componente psicologica che permette consapevolezza, riflessività e attività intenzionale. La parte corporea del vissuto emotivo è quella responsabile della comunicazione agli altri del proprio stato emozionale, mentre la componente cosciente dell'emozione è elaborata, invece, dalla corteccia cerebrale.
E qui nasce l'inghippo.
Se durante la nostra storia personale non abbiamo imparato a sentire l'attivazione emotiva e/o a riconoscerla, le emozioni si presenteranno ai nostri occhi come degli stimoli corporei senza fondamento, “senza senso” in un certo qual modo.
E da qui scaturiscono diverse conseguenze.
La prima è la difficoltà nella gestione dello stato emotivo, che ci apparirà estremo e al di fuori del nostro controllo.
La seconda è la difficoltà nel riconoscimento dello stato emotivo. Questa rappresenta una fase successiva alla difficoltà di gestione, poiché non solo non saremo in grado di modulare la risposta emotiva, ma non riconoscendola in quanto tale, potremmo scambiarla per qualcos'altro, per un sintomo fisico per esempio.
E infine troviamo le difficoltà nella percezione dello stato emotivo, che rappresentano il punto più estremo del nostro continuum. In casi come questo l'emozione passerà del tutto inosservata, ma seppur non possiamo sentirla, né vederla, l'attivazione corporea e l'energia che da essa scaturisce resteranno “intrappolate” sotto la nostra pelle, nei nostri muscoli, causando a lungo andare delle conseguenze più o meno gravi e peggiorando il nostro stato di salute: mal di testa inattesi, difficoltà digestive, disturbi cardiovascolari, disturbi respiratori... l'elenco è lungo e variegato e cambia da soggetto a soggetto.
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